Cercare l’Alabastro
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Date(s) - 23/03/2024 - 09/05/2024
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Il 23 marzo 2024 alle ore 11:00 nella Sala del Giudice Conciliatore, si apre la riedizione della mostra del 1984 “Cercare l’Alabastro“.
E’ la storia del legame che si aprì allora tra artigianato e design e che culminò con la segnalazione al “Compasso d’oro” nel 1987.
La mostra che nasce da un’idea di M. Lisa Guarducci e di Carlo Bimbi gode del sostegno del Comune di Volterra e rimarrà aperta fino al 9 maggio p.v.
Di seguito il comunicato.
1984 – 2024
CERCARE L’ALABASTRO / L’ALABASTRO RITROVATO
Tra il 1984 e il 1988 il Comune di Volterra e la Comunità Montana della Val di Cecina dettero vita a una serie di iniziative volte a riqualificare la produzione dell’alabastro all’interno di Corsi di formazione professionale. Da ciascuna di esse scaturì un numero significativo di oggetti che furono esposti in mostre pubbliche documentate in altrettanti cataloghi.
Quella che viene presentata oggi si riferisce alla prima edizione, “Cercare l’Alabastro”, e a una selezione di opere della seconda (Manola Del Testa, Alessandra Lucque, Mino Trafeli, Kenichi Usami).
1984 CERCARE L’ALABASTRO
Dal 19 maggio al 25 giugno 1984 si teneva nel cortile di Palazzo Minucci Solaini la mostra CERCARE L’ALABASTRO: “una verifica”, più che una mostra (come si legge nella presentazione del catalogo di allora), del lavoro finanziato dall’Amministrazione Comunale di Volterra e dalla Comunità Montana della Val di Cecina e condotto da un team di architetti, artisti e designers in concorso con gli artigiani dell’alabastro.
Il progetto si svolse presso i laboratori dell’Istituto d’Arte all’interno di un Corso di formazione per giovani artigiani dell’alabastro disoccupati, guidato dai maestri Giuliano Mannucci e Mino Scarselli.
A dirigere l’iniziativa erano stati chiamati i designers Carlo Bimbi e Nilo Gioacchini i quali, a loro volta, coinvolsero nel progetto i colleghi Cecilia Bonisoli, designer, Isanna Generali, artista e performer, lo “Studio Arcanto” (oggi sciolto), avvalendosi del prezioso contributo operativo della Cooperativa Artieri. Dal punto di vista tecnico si presero in considerazione le varie lavorazioni in uso presso le botteghe volterrane: la scultura, l’intarsio, la tornitura, la squadratura, l’ornato. A fianco di questa iniziativa lo storico dell’architettura e del design Mauro Cozzi fu incaricato di condurre un’ampia e dettagliata ricerca storica su Volterra e l’alabastro, che dette vita alla
pubblicazione “Alabastro. Volterra dal Settecento all’Art Deco” pubblicata nel 1986.
2024 L’ALABASTRO RITROVATO
Dopo quarant’anni L’ALABASTRO RITROVATO si propone di riportare all’attenzione di Volterra e del pubblico oggetti che rappresentano il primo, importante incontro tra artigianato e design. Il progetto nel suo complesso fu premiato nel 1987 con la segnalazione al “Compasso d’Oro” (della giuria faceva parte Philippe Starck) e ottenne numerose recensioni positive sulle riviste specializzate.
Il gruppo di lavoro dette vita a una collezione di oggetti in alabastro il cui intento era quello di esplorare le possibilità espressive e culturali di questo materiale. Si trattò di una felice esperienza collettiva realizzatasi in un periodo lungo, in un clima di grande libertà espressiva, in un costante confronto e con la preziosa collaborazione dei maestri artigiani.
Negli anni ‘80 del post-modern e del ritorno a un percorso estetico attento al decoro e ai valori della storia, c’era l’idea di fondo che fosse possibile incidere sulla produzione delle botteghe artigiane, dotate di grandissima sapienza manuale, rileggendo le splendide collezioni del Museo Guarnacci, così ricche di fonti di ispirazione, o prestando attenzione alle storiche raccolte di disegni della Cooperativa Artieri dell’Alabastro, o ancora attingendo al patrimonio comune di studi sull’arte e la geometria.
Così sono nati i piccoli totem in alabastro e bronzo e le elegantissime forme tornite di Carlo Bimbi, i piccoli e preziosi profumatori di “Studio Arcanto”, il mito classico nel panneggio di “Ester”, la Grande Madre di Isanna Generali, opera impegnativa e rara per le grandi dimensioni della scultura. La stessa città di Volterra è stata fonte d’ispirazione per la realizzazione di souvenir fragili e struggenti nel progetto di Cecilia Bonisoli e le molteplici “A“ di Alabastro, un caleidoscopio di idee e possibilità nel meta-progetto di Nilo Gioacchini.
La mostra è dunque un invito a considerare il valore del passato anche recente, così vivo, ricco, fertile e vibrante in una città speciale come Volterra. Ancora una volta la città di Volterra, depositaria della pregiata e preziosa produzione alabastrina, scommette che nel suo futuro l’alabastro continuerà a vivere e ad avere il posto che si merita nella grande storia dell’artigianato artistico italiano.