Restituiamo dignità a Porta Diana
La denominazione attuale è relativamente recente; conosciuta anche con il nome de “Il Portone”, nel periodo medievale era nota con il determinativo “Fiorentina”, successivamente ereditato dalla porta di S.Agnolo. La porta fa parte della grande cinta muraria di oltre sette chilometri edificata dagli Etruschi, interamente in pietra panchina, tra la fine del IV sec. a.C. e gli inizi del III.
Costituiva l’ingresso principale della città sul lato settentrionale, opposta, quindi, all’altra porta etrusca, Porta all’Arco; insieme costituivano le due grandi porte urbiche poste all’estremità del Cardo Maximus.
Rappresentava il principale punto di partenza della viabilità che si apriva verso le strade “Salaiole” utilizzate per trasportare il sale verso la Val d’Arno (Fiesole) e la Val d’Elsa (colonia volterrana di Sena Julia).
Proseguendo oltre la porta Diana si accede alla principale necropoli della Volterra ellenistica.
La porta è architettonicamente molto simile alla Porta all’Arco e, come questa, è costruita quasi interamente da grossi massi di pietra e presenta dei fianchi che racchiudono un profondo vestibulus delimitato alle estremità da piedritti.
La sua architettura è tuttavia diversificata; caratterizzata da una struttura appoggiata alla sovrastante collina, a monte, e dalla presenza del torrione tronco piramidale, a valle. Quest’ultimo contraddistinto da una base di appoggio costruita con il famoso “agglomerato volterrano”, un calcestruzzo ante litteram composto da sabbia, argilla e grosse scaglie di pietra panchina.
Diversamente dalla coeva Porta all’Arco, sembra non abbia subito interventi di influenza romana nei periodi successivi alla sua costruzione.
Nel Medioevo, quando fu decisa la chiusura della città “a tramontana” e prima dell’edificazione della cinta duecentesca che la tagliò fuori, all’interno della porta fu costruito un piccolo arco, crollato in due tempi in epoca recente: 1960 e 1964.
Ancorché distrutta nella sua porzione superiore (originariamente, forse, in parte con materiale ligneo), la sua imponente mole le ha permesso di resistere pressoché indenne nei 2400 anni di vita.
La Porta è ricordata anche per una singolare e superstiziosa ricorrenza. Da lì, si dice, passavano “tutte le spose che andavano à marito”; evocazione di un rito pagano in onore della dea Diana che dedicò la sua verginità a Giove.
Questa antica usanza è però cambiata, tanto che le giovani volterrane prossime al matrimonio, decidevano di non passarvi più per timore che Diana, travisando il loro gesto, le condannasse alla castità.
Subito all’interno di questa porta è stato recentemente rinvenuto un anfiteatro romano degli inizi del I sec. d.C.. La struttura misura 84 x 62 metri ca., aveva ben tre ordini ed era capace di ospitare 8.000-10.000 spettatori.